Storia

I bunker anti atomici

A cura di Lorenzo Grassi
© lorenzograssi.it

La mappa dei bunker anti atomici italiani in attività non è mai stata resa nota. Le lancette dell’Orologio dell’Apocalisse sono state appena spostate a soli 90 secondi dalla mezzanotte, ovvero dalla catastrofe nucleare. E molti si chiedono, anche nel nostro Paese, dove si potrebbe cercare scampo in questa eventualità. In particolare nel caso del ricorso “limitato” ad un’arma nucleare tattica su scala regionale, ipotesi che purtroppo è stata ventilata da parte russa nel conflitto in Ucraina. O anche solo per il lancio di micidiali missili ipersonici o termobarici. Va detto subito che la salvezza sarebbe davvero per pochi. Nessun bunker per civili con protezione anti atomica è mai stato predisposto in Italia. La sopravvivenza sarebbe garantita, al massimo, per le élite politico-militari. Del resto le strutture blindate a disposizione, salvo quelle al servizio delle basi Usa e Nato, si contano sulle dita di una mano. Quelle eredità della Seconda Guerra Mondiale – a partire dall’avveniristico bunker cilindrico progettato per Mussolini nella sua residenza romana di Villa Torlonia, per altro mai completato – sono inutilizzabili.

La “sala crisi” del bunker dell’ex aeroporto di Centocelle.

Ecco la mappa di quelli a disposizione

Dunque gli esponenti istituzionali – a partire dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dai presidenti delle due Camere e dai membri del Governo e della Magistratura apicale – dovrebbero convergere almeno in prima battuta nella “sala crisi” del bunker sotto l’ex aeroporto “Francesco Baracca” di Centocelle, nella prima periferia della Capitale, dove hanno sede il Comando operativo di vertice interforze e l’Italian Joint Force Headquarters. Sino a qualche anno fa invece, ovvero sino alla chiusura nel 2015 del Centro operativo dello Stato maggiore dell’Aeronautica sui Castelli Romani a Rocca di Papa, sarebbero stati prelevati in elicottero per essere portati rapidamente in salvo nelle profonde gallerie del bunker di Monte Cavo.

Uno dei tunnel del bunker di Monte Cavo.

Il sito mai completato del Monte Soratte

Più remota la possibilità di poter sfruttare le estese gallerie del bunker del Monte Soratte a Sant’Oreste, sulla Flaminia, ad una sessantina di chilometri da Roma: nel 1967 durante gli anni della Guerra Fredda la Nato avviò all’interno dei sotterranei – che già avevano ospitato la base tedesca del Comando Supremo del Sud guidato dal Feldmaresciallo Kesselring – la realizzazione di un settore con protezione anti atomica. Ma nel 1972 i lavori furono improvvisamente e inspiegabilmente interrotti, lasciando incompleto il bunker che oggi è diventato un frequentato Museo della memoria. Per riattivarlo ci vorrebbero anni e milioni di euro.

La porta blindata del bunker di Santa Rosa.

La galleria di SuperMarina a Santa Rosa

Una seconda alternativa invece attualmente praticabile per mettere al sicuro le massime cariche del Paese, sicuramente più capiente ma allo stesso tempo più distante dai palazzi del potere rispetto al bunker di Centocelle, è la grande galleria blindata nella storica base di “SuperMarina”, costruita fra il 1936 e il 1939 a Santa Rosa sulla Cassia ad una ventina di chilometri da Roma. Completamente rinnovato nel 2012, il Centro di Santa Rosa ospita il Comando in Capo della Squadra navale con la Centrale operativa di sorveglianza marittima, la Centrale operativa aeronavale e lo European maritime component commander ashore. Di recente si è saputo che proprio dal bunker di Santa Rosa, realizzato 37 metri sotto terra, l’Italia sta fornendo il suo più importante contributo di “intelligence” per l’Ucraina, con il monitoraggio dei campi di battaglia.

La sala operativa del bunker di Santa Rosa.

Backup fiscali e caveau di Bankitalia

Tornando alle strutture anti atomiche, se gli italiani sono assolutamente privi di protezione, lo stesso non si può dire per i loro preziosi dati fiscali a partire dall’anagrafe tributaria. Il suo backup è infatti ben custodito su apparati di archiviazione ospitati nel bunker della Caserma della Guardia di Finanza a Coppito, frazione del Comune dell’Aquila. Insieme ci sono anche i caveau della Banca d’Italia con i fondi di riserva della Zecca dello Stato. Una “cittadella fortificata” sotterranea di 38 ettari e di massima segretezza (salvo la visita in auto dell’allora premier Silvio Berlusconi, con giornalisti al seguito, durante il G8 del luglio 2009). E un bel bunker era già a portata di mano anche in occasione del vertice Nato-Russia del 28 maggio 2002 organizzato da Silvio Berlusconi – con la presenza di George Bush e Vladimir Putin – nell’Aeroporto militare “Mario De Bernardi” a Pratica di Mare, sul litorale 20 chilometri a Sud di Roma. Lo scalo, classificato Main operating base e dotato di un Air Terminal operational center, si è poi trasformato nel dicembre 2020 in un inedito “bunker dei vaccini“. Ora è utilizzato per il decollo verso il Mar Nero e l’Est Europa dei sofisticati velivoli Gulfstream per sorvegliare le operazioni dei reparti di guerra russi. Dallo scalo romano partono inoltre gli aerei cisterna utilizzati per il rifornimento dei velivoli impiegati nella vigilanza dello spazio aereo dell’Europa orientale.

Il deposito-bunker di Santo Chiodo.

Si salvano i quadri e gli svizzeri

Di recente, dopo il terremoto del 1997, una protezione rafforzata è stata predisposta anche per i beni culturali. A Santo Chiodo di Spoleto, vicino Perugia, è stato infatti completato nel 2008 su impulso del Ministero della Cultura un “deposito bunker” dove vengono ricoverate le opere d’arte salvate in occasione di eventi sismici. Sopravviveranno quindi all’Armageddon nucleare un piccolo nucleo di politici e militari, qualche oggetto di valore e gli elvetici. Già perché la Svizzera, Paese storicamente neutrale, è l’unico che si è dotato di 360 mila bunker anti atomici costruiti obbligatoriamente in case, istituti e ospedali. A questi si aggiungono altri 5 mila rifugi “pubblici”, raggiungendo così un grado di copertura che supera il 100% della popolazione.

La sala comando della base Nato “Proto”.

Bene attrezzate solo basi Usa e Nato

In Italia sono invece bene attrezzate solo le basi Usa e Nato. Diversi siti sorti in Italia negli anni Sessanta sono stati dismessi – dalla West Star sotto il monte Moscal ad Affi nel veronese, bunker segreto più grande d’Europa destinato a trasformarsi in Museo della Guerra Fredda, all’ex base Proto di Mondragone – ma molti sono gli scali attivi dove, essendo stoccate armi nucleari, sono presenti di conseguenza anche bunker anti atomici. Nelle basi Nato di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone) sono in arrivo dalle 30 alle 50 bombe nucleari B61-12 per cacciabombardieri, con potenza distruttiva regolabile, guidate da un sistema satellitare e capacità di penetrare nel sottosuolo per esplodere in profondità. In potenziamento anche la base siciliana di Sigonella con il sistema avanzato di sorveglianza con droni spia attivo sul Mar Nero e ai confini con il territorio ucraino. Bunker sono presenti anche nelle basi Usa dell’ex aeroscalo “Dal Molin” di Vicenza e di Camp Darby a Pisa. E ancora nelle basi navali Nato pugliesi di Taranto e Brindisi, negli aeroporti di Amendola, Gioia del Colle e Galatina. In Campania la base nel porto di Napoli e quella a Capodichino.