A cura di Lorenzo Grassi
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Il Fontanaccio era un bel fontanile squadrato in marmo, seppure essenziale e poco monumentale, che si trovava nella parte bassa di Villa Savoia (oggi Villa Ada) nella pianura in passato paludosa accanto a quella dove nella prima metà degli anni Settanta fu realizzato il lago grande (vicino all’ingresso di via di Ponte Salario). L’indicazione del Fontanaccio è riportata su una cartografia risalente al 1904, conservata nell’archivio della Real Casa Savoia presso l’Archivio Centrale dello Stato, ma il fontanile è presente anche in una cartografia IGM del 1907 e si intravvede in una foto aerea del 1919. In quella zona, in posizione un po’ rialzata, passava il tracciato della Salaria Vetus – ancora non identificato con certezza – che si snodava alle pendici dell’antica cittadella fortificata di Antemnae.
Un curioso aneddoto sulla zona umida del Fontanaccio è stato narrato da Enrico D’Assia nel suo libro “Il Lampadario di Cristallo”, che la mette in relazione con la morte di Vittorio Emanuele II, il “Re cacciatore” del quale abbiamo già trattato parlando della costruzione del Roccolo. “Un sentiero scendeva attraverso un boschetto umido e buio, un po’ sinistro, sino ad un fontanile, il cosiddetto Fontanaccio – ha scritto Enrico D’Assia – lì, pesciolini rossi e neri, aspettavano le briciole delle nostre merende, che essi gradivano più di noi. Ma l’umidità era grande e una nebbiolina sottile stagnava sempre nell’aria, perciò le nurse non vedevano l’ora di trascinarci in qualche luogo più assolato. Durante una delle ultime visite a mio zio Umberto a Ginevra, egli mi raccontò che Vittorio Emanuele II proprio al Fontanaccio, assediando troppo a lungo una lontra, si prese la polmonite che gli fu fatale. Morì a Villa Savoia e la sua salma fu portata segretamente al Quirinale”.
La zona, come detto, è stata profondamente modificata nella sua morfologia nei primi anni Settanta, durante le opere idriche e di bonifica della zona acquitrinosa che portarono alla realizzazione del grande lago inferiore di Villa Ada. Si narra che in quella occasione, durante i lavori all’interno di un cunicolo allagato, fu ritrovata – e purtroppo trafugata – una spada pugnale simile ad una daga. Segno evidente dell’antica frequentazione del fontanile. È da segnalare infine che in zona ancora oggi vi è lo sbocco di un condotto idrico, chiuso con una grata e con presenza di acqua, probabilmente proveniente dalla stessa sorgente che alimentava il fontanile. Ma questa resta solo un’ipotesi affascinante.
Chissà, infine, se il Fontanaccio di Villa Ada possa avere qualche lontana somiglianza con l’omonimo fontanile che si trova nei Castelli Romani, a Grottaferrata. Forma, materiali e costituzione sembrano davvero molto simili, ma del resto tutte le strutture di questo tipo finivano comunque per assomigliarsi.
Due vedute del Fontanaccio di Grottaferrata.