Storie

I segreti di Palazzo Marina

A cura di Lorenzo Grassi
© lorenzograssi.it

Grazie alla “Giornata della Trasparenza 2017” promossa dalla Marina Militare ho potuto visitare Palazzo Marina e immergermi nella storia di questo edificio monumentale di Roma, attraversando ambienti imponenti come lo Scalone d’onore, lo scintillante Salone dei marmi, l’ampio cortile interno con le palme, i lunghi corridoi con i modellini delle navi (da quello dell’Amerigo Vespucci a quello della portaerei Garibaldi), ritratti, statue, busti e cimeli. Per finire con l’elegante biblioteca che custodisce oltre 50 mila volumi, tra i quali molti manoscritti rari, e un globo terrestre realizzato a Parigi nel 1850.


Due vedute del sontuoso Scalone d’onore.


Davanti all’ingresso spiccano le gigantesche ancore, preda bellica, di due corazzate austriache della prima guerra mondiale (“Viribus Unitis” e “Tegetthof”).

Il palazzone su Lungotevere delle Navi fu ideato dall’architetto Giulio Magni (Velletri 1859 – Roma 1930), nipote del Valadier e collaboratore di Giuseppe Sacconi nella realizzazione del Vittoriano. Il progetto, iniziato nel 1912 sotto il governo Giolitti e inaugurato il 26 ottobre 1928 oscilla tra liberty e barocchetto, con arredi preziosi di grande signorilità ed eleganza come le maniglie delle porte a forma di cavalluccio marino. Attualmente ospita la sede principale dello Stato Maggiore della Marina, oltre ad uffici centrali della Forza armata e del ministero della Difesa. Palazzo Marina si estende su un’area complessiva di 31 mila metri quadrati, di cui 11.500 coperti. È alto 28 metri e lungo 142, con sei piani più sottotetto per un totale di 750 locali complessivi.

  
Una vetrata artistica con timone e il modellino dell’Amerigo Vespucci.

  
La base del tavolo del Salone dei marmi e il modellino della portaerei Garibaldi.

In molti arredi Palazzo Marina richiama in modo evidente il periodo del suo utilizzo da parte del regime fascista, ma pochi sanno che in quell’edificio voleva traslocare anche Mussolini. Nei suoi “Pensieri pontini e sardi” – scritti nel primo periodo di prigionia dopo l’arresto avvenuto il 25 luglio 1943 – si legge infatti: «È curioso che in questi ultimi tempi mi ero stancato di lavorare nella grande sala di Palazzo Venezia. Avevo già deciso di trasferirmi al Ministero della Marina». Facile ipotizzare, dunque, che nei sotterranei fosse pronto anche un piccolo bunker per il Capo del Governo; mentre sull’elevata terrazza dell’edificio con vista Tevere fu posizionata una delle oltre cinquanta sirene del sistema di allarme antiaereo di Roma.