Storia

Bombe sul Vaticano

A cura di Lorenzo Grassi
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Nelle cronache del misterioso bombardamento del Vaticano del 5 novembre 1943 si parla di due Guardie Palatine rimaste leggermente contuse. “Ebbene sono quasi sicuro che una delle due fosse mio padre”, ci ha rivelato ora Lamberto Landolfi, figlio di Lino Landolfi, all’epoca Guardia Palatina e in seguito stimato disegnatore di fumetti e scrittore (qui la sua biografia completa).

Le schegge raccolte da Lino Landolfi e conservate dal figlio Lamberto.

“Lui mi ha sempre raccontato che era di servizio nei Giardini vaticani quando, in seguito all’esplosione e allo spostamento d’aria, si era ritrovato a terra in mezzo ad una grande quantità di tessere dei mosaici. Nel bombardamento del 5 novembre 1943 fu colpita infatti anche la scuola musiva – ricorda Lamberto Landolfi – mentre mio padre stava in terra gli caddero attorno alcune schegge di una bomba. Pur scottandosi, ne aveva recuperate alcune che ancora conservo. La cosa strana, invece, è che non mi ha mai parlato del secondo bombardamento del Vaticano, quello del primo marzo 1944. Su questi episodi era comunque calato un grande silenzio e nessuno per molti anni ne aveva più parlato”.

Lino Landolfi e la copertina del libro “Maturità ’44”.

Tra i fumetti e i libri scritti da Lino Landolfi ce n’è uno quasi introvabile, che si intitola “Maturità ’44”, dove è narrato un terzo bombardamento che – forse non del tutto consapevolmente – finì per colpire un’altra importante proprietà del Vaticano. “Durante le molte incursioni aeree degli Alleati nella zona dei Castelli Romani – ricostruisce Lamberto Landolfi – una grande quantità di persone sfollate e rimaste senza casa si erano riunite a Castel Gandolfo, attorno alla villa papale, confidando nel fatto che almeno quel luogo sarebbe stato risparmiato. Invece proprio nel momento in cui moltissime persone erano riunite attorno alla villa, dove era stata allestita una mensa di fortuna, avvenne un attacco aereo devastante in più ondate”.

La bomba di Castel Gandolfo conservata nei magazzini del Vaticano.

“Il numero delle vittime non fu mai accertato – prosegue Lamberto Landolfi – ma si trattò di un massacro. Le Guardie Palatine che erano lì di servizio, quasi l’unico gruppo militare presente a parte pochi vigili del fuoco, si rivelarono determinanti per il salvataggio tra le macerie di molte persone. Tanto che alcuni di loro, tra i quali mio padre, furono insigniti della medaglia d’oro vaticana. Lo ricordo perchè spesso i Palatini furono irrisi come soldati da operetta o imboscati. Pur essendo innegabile che molti avessero trovato in quel modo un riparo dai rastrellamenti tedeschi, rifugiandosi tra le mura vaticane, è anche vero che nei momenti più gravi si prodigarono senza risparmio e incuranti dei rischi, salvando molte vite”.

La bomba di Castel Gandolfo conservata nei magazzini del Vaticano.

Si stima che le vittime del bombardamento del complesso delle Ville Pontificie, avvenuto il 10 febbraio  1944 e ricordato come il “bombardamento di Propaganda Fide”, furono almeno 500. Ma alcuni testimoni parlano di 700 vittime e altri ancora di 1.100 uccisi. Incredibilmente nei magazzini della Città del Vaticano – che ho potuto visitare qualche anno fa grazie alla gentilezza della dottoressa Micol Forti, direttrice Arte moderna e contemporanea dei Musei Vaticani – è ancora conservata una bomba che fu raccolta dopo quel terribile raid su Castel Gandolfo.