Storia

Soldato, non andare oltre

A cura di Lorenzo Grassi
© lorenzograssi.it

In diverse città italiane via via raggiunte dall’avanzata degli Alleati tra il 1943 e il 1945 durante la Seconda guerra mondiale, in particolare nei centri portuali e costieri, furono dipinti o stampigliati sui muri con tecnica stencil – e talvolta disegnati su striscioni appesi in strada – dei simboli formati da una X nera all’interno di un cerchio dello stesso colore su fondo bianco. Erano accompagnati dalla scritta: “Out of bounds (off limits)”. Costituivano la segnalazione di un confine da non oltrepassare tassativamente. Spesso c’era anche la specifica dei destinatari del divieto (“to all allied troops”, “for all ranks”, “to all military personnel and civilians”) o con riferimenti territoriali (da “this building off limits” – in caso di un singolo edificio pericolante – a “this street”, fino ad “all area” e “town” per intere città chiuse). Più raramente, con indicazioni temporali degli orari di vigenza, sulla falsariga delle disposizioni applicate per il coprifuoco (“from 18:00 hrs to 6:00 hrs”).

Da cosa dovevano mettere in guardia queste inquietanti X nere? Abbiamo accennato a situazioni contingenti, come il pericolo di crolli degli immobili bombardati (un esempio è Palazzo Vivanet a Cagliari) o – nel caso di Molfetta – per segnalare, durante i combattimenti strada per strada dopo lo sbarco, le aree ancora con possibile presenza di soldati nemici tedeschi. Nella gran parte dei casi, però, la scritta “Out of bounds (off-limits)” apposta in modo sistematico e duraturo dalla Polizia militare alleata, mirava a tenere alla larga le truppe – che spesso e volentieri erano in cerca di svago e conforto – dal perimetro delle seducenti e insidiose “zone grigie” del crimine presenti nelle città di mare come Messina, Bari, Salerno, Napoli, Anzio, Tarquinia, Livorno, Viareggio, Genova e Trieste.

Rioni e vicoli dei bassifondi – come quelli di Bari vecchia o i “caruggi” genovesi – dove “albergavano” fame, violenza, truffe e furti, insieme a malaffare, mercato nero e prostituzione, che avrebbero potuto facilmente irretire e inghiottire i soldati anglo-americani. Così, nei ricordi di alcuni testimoni, le X nere sono diventate sinonimo dei quartieri “a luci rosse” delle case chiuse (come nel caso dei “bordelli” della Città Vecchia bassa di Trieste e di quelli di Modena).

Disegno realizzato dal soldato-artista inglese Edward Ardizzone nel 1940 in Francia.
( Collezione Imperial War Museums )

Ma ciò è vero solo in parte (in particolare nel periodo in cui scatterà l’emergenza sanitaria per il picco di diffusione delle malattie veneree fra le truppe Alleate), perché in realtà l’indicazione “Off limits” fu posta anche agli ingressi di ristoranti e altri locali pubblici (è il caso di Arezzo, Bologna, Torino e Trieste) con duplice valenza: o per salvaguardare i locali di rango dalla frequentazione della soldataglia o come “Daspo” ante litteram per le bettole dove si erano verificate risse o ubriacature moleste con il coinvolgimento di militari.

Poster militari di messa in guardia per le malattie veneree.

Come accennato, in alcune situazioni la segnalazione “Out of bounds” fu applicata dalle autorità Alleate in funzione di vera e propria “cintura sanitaria”. Non soltanto per le malattie veneree, ma anche per contenere i focolai di tifo (ad esempio a Napoli). Come ricostruito nel libro “Preventive medicine in World War II – Volume VIII”, curato dal Civil affairs/military government – Public Health activities e pubblicato nel 1976 dall’Historical Unit del Medical Department della United States Army, il problema sanitario si presentò inizialmente in Sicilia, Sardegna e nelle zone liberate del Sud Italia. Tanto che nella stessa Sicilia – e per breve tempo in Italia – furono istituiti bordelli “riservati” alle truppe. Tali bordelli furono poi chiusi all’inizio del 1944 in contemporanea con un potenziamento della vigilanza della polizia militare (con arresti e squadre miste con la polizia italiana) per contrastare la prostituzione clandestina. Misure che si rivelarono efficaci già nel 1944, quando si evidenziò una drastica diminuzione dei casi di malattie veneree.

Il segnale nella versione per la protezione dei siti storico-archeologici.

Le X nere rimasero in auge in diverse città per lungo tempo, sino al dopoguerra inoltrato, quando le truppe Alleate erano ancora ben presenti in Italia e non mancavano gli “incidenti” legati alla convivenza con le popolazioni locali. Seppure sbiadite, molte di quelle scritte sono ancora al loro posto come labili tracce della memoria e in alcuni casi sono state salvaguardate. È da ricordare, infine, uno specifico utilizzo del cartello “off limits” impiegato per la salvaguardia di monumenti e siti storico-archeologici, con l’indicazione: “Trespassing on or removal of any materials or articles from these premises is strictly forbidden”. Ovvero il divieto assoluto di oltrepassare lo sbarramento e di asportare oggetti e reperti.

Carabinieri e Military Police in ronda mista a Vicenza.

È curioso notare come l’argomento non sia passato di moda. Tra il 2018 e il 2019 a Vicenza, dopo una serie di risse e rapine, sono state istituite delle “ronde” miste – formate da Carabinieri e Military Police Usa – per tenere lontani da bar e locali notturni i soldati della 173rd Airborne Brigade con sede nella città veneta. In un articolo scritto nel 2019 da Nancy Montgomery sul sito di “Stars and Stripes si legge: “A Vicenza discoteche e locali notturni sono stati vietati ai soldati per la prima volta da anni”. E ancora: “Le designazioni dei locali off-limits dovrebbero impedire alle truppe di visitare luoghi associati ad ogni tipo di pericolo: droga, prostituzione, gioco d’azzardo, gruppi di odio e terrorismo. La designazione può essere applicata anche ad attività di truffe o commerci indesiderabili”. In un secondo articolo del 2020, Montgomery segnalava che la situazione non era migliorata: un gruppo di paracadutisti Usa era finito sotto indagine per un’aggressione in un locale durante la quale avevano fratturato la mascella ad uno studente italiano 21enne e rotto le costole ad un altro. La giornalista concludeva: “È solo l’ultimo episodio di una lunga serie che negli ultimi anni ha coinvolto le truppe Usa con sede in Italia”.

Panoramica di alcune città italiane

AREZZO

Il simbolo è presente all’ingresso dello storico ristorante “Buca di San Francesco” aperto nel 1929 a fianco della centralissima chiesa di San Francesco. (Nella foto il presidente americano Truman mentre esce dal ristorante negli anni Cinquanta).

BARI

A Bari Vecchia, in via Federico II di Svevia (angolo via Boemondo, di fronte al Castello svevo), si trova la scritta: “Out of bond – Off limits from 18:00 hrs to 6:00 hrs”. Purtroppo in tempi recenti coperta da una colonnina elettrica.

BOLOGNA

Il simbolo è presente su Palazzo Re Enzo, centralissimo edificio che ospita uffici comunali. La finestratura al piano terra è stata modificata nel corso degli anni e oggi è usata da alcuni locali e dal Bologna Welcome (accoglienza turistica).

CAGLIARI

All’ingresso di Palazzo Vivanet, che fu bombardato, c’è la scritta: “This building off limits per avvertire che l’edificio era pericolante. Una scritta identica è visibile in un’antica foto del Pastificio Lotti e Magrini (semidistrutto dalle bombe e demolito).

GENOVA

Diverse scritte “This street off limits to all allied troops” sono impresse sui muri dei vicoli sul perimetro del centro storico. Esistono poi foto d’epoca con striscioni e cartelli appesi tra i palazzi. Nel 2008 si è ipotizzato un intervento di tutela.

LIVORNO

Questa foto storica mostra un cartello posto sul confine della città portuale toscana, denominata dagli inglesi “Leghorn”. Come si può notare, l’intera cittadina era stata posta “off limits” per le truppe su ordine delle autorità Alleate.

MOLFETTA

Scritte “Out of bounds” sono presenti in via Tenente Ragno, dove delimitavano la zona del centro messa in sicurezza dagli Alleati con una serie di combattimenti strada per strada. Oltre quei segnali si rischiavano contatti con i tedeschi.

ORTONA

Nella città abruzzese teatro di cruente battaglie sulla Linea Gustav è presente la scritta: “Curfew for all allied troops is at 21:00” che imponeva il coprifuoco a tutte le truppe Alleate alle 21 di sera. La scritta si trova nella zona di Porta Caldari, sulla facciata di un edificio di via Giovanni Federico che fa angolo con Corso Vittorio Emanuele II. Da qui, infatti, iniziava il “quartiere canadese” dove tutti i soldati erano invitati a ritirarsi nelle ore notturne.

SALERNO

La scritta è presente sotto l’archetto che collega via San Michele con piazzetta Cerenza, nel centro storico. Nel febbraio 2014 è stata restaurata gratuitamente dal professore Giuseppe Latronico che aveva apposto anche una lastra di plexiglass.

TARQUINIA

Nella cittadina sulla costa laziale il simbolo e le scritte “off limits” erano bene evidenti sulle colonne laterali della monumentale Barriera San Giusto, che costituiva l’accesso principale all’abitato. Ora non sono più presenti.

TRIESTE

La scritta “off limits” non era dipinta solo all’esterno dei casini ma, con la frase “all area out of bounds” anche in tutte le vie d’accesso alla Città vecchia bassa, dove erano localizzate le “case chiuse” (ad esempio in via del Fortino e in via del Fico).

VIAREGGIO

In questa cittadina costiera della Toscana il divieto assoluto di accesso alle truppe Alleate fu posizionato sul confine esterno del centro abitato, in modo che i soldati transitassero completamente al di fuori.

La presenza di segnalazioni “off limits” e “out of bounds” è testimoniata anche in molte altre città: Anzio, Messina (via Garibaldi), Modena (via del Catecumeno, attuale via dei Tintori, all’epoca strada dei “casini”), Napoli e Torino. Purtroppo i simboli sono stati cancellati e non è stata trovata – per ora – alcuna documentazione fotografica. Naturalmente sono graditi aggiornamenti.