Storia

Cliniche nel mirino

A cura di Lorenzo Grassi
© lorenzograssi.it

Tra gli oltre cinquanta bombardamenti subiti dalla Capitale durante la Seconda guerra mondiale, ve ne sono due che – seppure abbiano provocato poche vittime – sono rimasti impressi nella memoria dei romani per la loro apparente insensata ferocia. Due raid di 75 anni fa ancora avvolti dal mistero, che presero di mira in rapida sequenza altrettante strutture sanitarie dedicate all’accoglienza e alla cura delle madri partorienti. Il primo bombardamento avvenne il 12 febbraio 1944, alle 21, e ridusse in macerie il villino della clinica Polidori in via Mecenate. Solo 48 ore dopo, il 14 febbraio 1944, alle 19.30, fu la volta della clinica Villa Bianca al quartiere Trieste. Sotto le bombe, per un beffardo caso del destino, morirono i due “primari”, due luminari illustri: il professore Cesare Polidori e il professore Giorgio De Maria.

[ Qui un video dell’Istituto Luce con i danni alle due cliniche ]

Le partorienti vengono portate via da Villa Bianca dopo il bombardamento.

Il Messaggero all’epoca scrisse: “Appare assolutamente inspiegabile questo accanimento contro cliniche o luoghi di cura della nostra città”. Una lettura comparata della documentazione storica sembra delineare una doppia pista, che infittisce il mistero. Una prima versione è nel diario “Inside Rome with the Germans”, scritto durante il periodo bellico dalla suora anglo-americana Jessica Lynch. Appunti che riportano il sentire comune di quei giorni. Così alla data del 13 febbraio 1944 si legge: “La scorsa notte aerei inglesi hanno sorvolato la città. Sono stati affrontati da aerei tedeschi e ci sono stati diversi duelli in cielo. Una grande bomba è caduta in via Mecenate, colpendo una clinica privata per partorienti, la clinica Polidori, che è stata pesantemente danneggiata. È morto il direttore chirurgo. Si dice la bomba sia stata sganciata da un pilota inglese, il cui aereo era stato colpito e che doveva liberarsi del suo carico in fretta”. Dunque, secondo questa tesi, un tragico incidente da attribuire agli Alleati.

I segni delle bombe ancora visibili sul palazzo in via Mecenate 77.

Un errore sfruttato con sospetto tempismo dalla propaganda nemica per diffondere un manifestino dal titolo “È questa amicizia?” con sgrammaticature che fanno pensare ad una mano tedesca.

Questo il testo: “Via Mecenate 14, clinica Polidori, 2 morti (1 professore e 1 madre) e 28 feriti. Tu, che in questo momento leggi questo manifestino, puoi pensare ciò che vuoi, ma anzitutto devi esser giusto! Raccogliti e rispondi a te stesso: la casa di via Mecenate e quella di via Tuscolana sono obiettivi militari? E se queste case sono vittime di uno sbaglio: che cosa si poteva colpire nei paraggi immediati? È prova di amicizia uccidere colui che si vuol aiutare, che si pretende di soccorrere, mentre chi dorme è indifeso? È segno di amicizia distruggere Roma e numerose città di questo bel paese? Eliminare blocchi di case e intere famiglie?”.

E proprio sul filo della propaganda spregiudicata anche il secondo episodio – con un singolo aereo in azione a volo radente – apre uno scenario inquietante. Sul diario della religiosa Lynch, alla data del 15 febbraio 1944, si legge: “Ieri, tra le 7 e le 8 di sera, è stata colpita Villa Bianca. È una nota clinica per partorienti e, come già avvenuto in precedenza per la clinica Polidori, ha subito gravi danni ed è morto il direttore chirurgo. Secondo l’opinione di molti, questi bombardamenti delle cliniche per la maternità sono stati portati a termine deliberatamente dai tedeschi a fini di propaganda”.

[ Qui un video del 1940 sull’attività della clinica Villa Bianca ]

Il trasferimento delle partorienti dopo il bombardamento di Villa Bianca.

A sostegno della versione del deliberato depistaggio ad opera dei nazisti – con vigliacchi raid ai danni di strutture sanitarie scelte ad arte per orchestrare un cinico inganno mirato a far rivoltare i romani “contro le esecrabili azioni degli Alleati” – c’è  un risvolto poco conosciuto di un bombardamento avvenuto un mese dopo, tra il 17 e il 18 marzo 1944. Lo ha raccontato Paolo Monelli nel suo libro “Roma 1943” in riferimento all’organizzazione della Resistenza a Roma: “Il comando delle bande comunicava con i nostri comandi nel territorio liberato con una radio clandestina, per mezzo di un cifrario portato attraverso le linee. Ma i tedeschi riuscirono a scoprire quel nostro cifrario e prima che la cosa si sapesse e si potesse porvi rimedio essi trasmisero un falso telegramma in cui si diceva che i tedeschi avevano accumulato ingenti materiali di guerra dentro il Policlinico, vuotato dei malati, e si pregava di farci cader sopra alcune bombe. Gli Alleati vennero e mollarono le bombe micidiali; i tedeschi speravano che il fatto suscitasse sdegno e risentimento fra il popolo. E per vero, sdegno e risentimento ci fu, ma per i tedeschi che continuavano a servirsi di Roma come città di retrovia”. Dunque l’ospedale Policlinico come le cliniche per partorienti.

L’agente segreto americano Peter Tompkins.

Ma un’altra testimonianza avvalora la tesi opposta, quella di uno “sbaglio” degli Alleati anche nel caso della clinica Villa Bianca. Si tratta dei racconti di Peter Tompkins, agente segreto statunitense che durante la Seconda guerra mondiale operava a Roma sotto copertura per conto dell’Oss (l’Office of strategic services precursore della Cia). Nei suo libri ha scritto che, verso la metà di febbraio del 1944, il comando Oss della V Armata aveva programmato dei lanci di esplosivi ed accessori per aiutare le azioni di sabotaggio attuate dai partigiani in città. Il primo lancio doveva avvenire vicino all’ansa del Tevere in zona Acqua Acetosa, ma qualcosa andò storto. “È stato un macello – riferì lo stesso Tompkins – un pacco è esploso: distrutte clinica e case civili”. In verità la spia americana riferisce la data del 12 febbraio (giorno in cui fu colpita la clinica Polidori, distante dal Tevere); ma il volo prolungato e a bassa quota del 14 febbraio sul quartiere Trieste fa pensare che il lancio sfortunato sia riferibile proprio alla distruzione di Villa Bianca. “Siamo spiacenti per l’esito dei lanci sull’Acqua Acetosa – il laconico telegramma del comando Oss – indicateci un altro punto”.

DOCUMENTAZIONE

Da “Il Messaggero” del 13 febbraio 1944

La clinica del professor Polidori in via Mecenate distrutta.
Lo stesso chirurgo è perito tra le macerie

Le bombe sono cadute in buona parte della zona Merulana ed esattamente in via Mecenate, che collega la via Merulana con il Parco del Colle Oppio alle spalle del Palazzo Brancaccio. La tragica vicenda si è svolta alle ore 21 e le esplosioni che hanno seguito il rombo cupo e lungo degli apparecchi che volteggiavano nel nostro cielo fin da quando il buio della sera aveva avvolto la città sono state udite da tutti i punti di Roma. Un grappolo di bombe è caduto sulla Clinica Polidori che aveva sede in un villino situato al centro di via Mecenate, esattamente al numero civico 14.

L’edificio nel quale era degenti una cinquantina di malati, è stato completamente demolito. Si deve al pronto intervento dei vigili del fuoco se i ricoverati, gli infermieri ed il personale assistente è stato salvato tra le macerie. Purtroppo però nel crollo sono perite due persone e lo stesso prof. Polidori dirigente della clinica chirurgica. Il professor Cesare Polidori era notissimo a Roma come professionista e chirurgo eminente. Egli si trovava all’attimo dell’attacco aereo nel suo studio intento al lavoro. È stato travolto tra le macerie e la sua salma recuperata più tardi dai vigili riposa ora nella sala mortuaria dell’ospedale del Policlinico dove sono stati trasportati gli altri cadaveri.

Dalle macerie sono stati estratti 14 feriti che a mezzo delle autoambulanze della CRI sono stati trasportati all’ospedale San Giovanni. Esattamente due bombe sono cadute in strada danneggiando i palazzi segnati con i numeri civici 77 e 79 e una ha distrutto la Clinica Polidori e la palazzina segnata col numero 18. Due vittime erano degenti nella clinica stessa e dovevano essere sottoposte ad operazione chirurgica.

I danni subiti dall’edificio della clinica Villa Bianca al quartiere Trieste.

Da “Il Messaggero” del 15 febbraio 1944

La clinica di Villa Bianca gravemente danneggiata

È stata colpita nuovamente una delle zone più eleganti e lussuose. Quella di piazza Verbano. Ieri sera le vittime e i danni maggiori sono stati arrecati ad una clinica e appare assolutamente inspiegabile questo accanimento contro cliniche o luoghi di cura della nostra città. Ma passiamo ora alla dolorosa cronaca di questa nuova offensiva contro l’Urbe. Poco dopo le ore 19.30, dunque, un aeroplano bassissimo veniva udito nella zona di piazza Verbano. Ancora l’aria era scossa dal rombo del velivolo che improvvisamente due colpi formidabili venivano uditi in buona parte della città.

Una bomba di circa 500 chili era caduta tra le vie Lago di Lesina ed Acherusio a circa 500 metri dalla clinica ostetrica “Villa Bianca”, situata in incantevole località in leggero declivio prospiciente l’angolo formato dalle due strade. Lo spostamento d’aria provocava il frantumarsi di tutti i vetri e gli infissi della Clinica, mentre crollava intieramente il padiglione Maternità adibito ad abitazione degli infermieri e a pochi metri dalla clinica stessa.

Fortunatamente a quell’ora il personale di cura e di vigilanza era quasi tutto a mensa nei locali sotterranei della villa. Purtroppo, però, si ha da lamentare una vittima nella persona del prof. Giorgio De Maria, allievo del prof. Rubbiani che da poco aveva finito di completare la sua visita alle gestanti e si era ritirato nella sua camera situata sull’angolo della villa.

A causa della violenza dello spostamento d’aria il prof. De Maria veniva scagliato fuori dalla stanza e poco dopo dai primi accorsi veniva trovato esanime in una pozza di sangue, gravemente ferito. Nonostante le cure più amorevoli il prof. De Maria decedeva in seguito alle ferite riportate, ieri sera stessa verso le ore 23.30. Rimaneva, inoltre gravemente ferita la Vigilatrice sig.na Maria Cristina Cammara. Questa riportava una grave ferita alla nuca- Per un vero miracolo non si sono a lamentare feriti tra le gestanti.

Questa miracolosa fortuna si spiega col fatto che la bomba è caduta su di un terreno molle nel quale la grossa bomba ha scavato una buca di m. 3,50 per (…). Se avesse trovato il duro asfalto della strada situata a poco meno di tre metri dal punto della caduta, ben più dolorosa cronaca si dovrebbe oggi registrare. Tuttavia nella notte stessa di ieri molte gestanti in preda al panico hanno abbandonato la clinica e l’UNPA accorsa sul posto in pochi minuti ha provveduto ad avvisare i parenti delle signore ricoverate e a facilitarne il trasporto nelle rispettive abitazioni.

Il Comando Salario dell’UNPA provvedeva immediatamente al puntellamento delle parti dell’edificio pericolanti ed allo sgombero del padiglione semidiroccato. Per lo scoppio di questa stessa bomba si debbono registrare vetri spezzati nelle case di tutto il raggio stradale di via Biferno, via Acherusio e via Nemorense. Spezzoni venivano inoltre lanciati in via Massaciuccoli, ed una cadeva nei prati del Collegio Cristo Re che ha riportato danni materiali ma dove fortunatamente non si debbono lamentare vittime. Nello spezzonamento di via Massaciuccoli rimaneva gravemente ferita nella propria abitazione la signora Ida Lepori di anni 76 abitante al n. 14 di questa via.

Un’auto dell’UNPA provvedeva ad accompagnare la povera signora nella clinica di Villa Bianca dove le venivano arrecati i primi soccorsi dal prof. Carlo Rubbiani e dai suoi assistenti che subito si erano recati nella clinica per assistere il prof. De Maria e gli altri feriti. Da qui la signora Lepori veniva poi trasferita al Policlinico insieme alla signorina Cammara. Nella zona di piazza Annibaliano hanno prestato servizio per tutta la notte i Comandi dell’UNPA Salario e Verbano con i rispettivi comandanti ed i Vigili del Fuoco che insieme ai militi dell’UNPA si sono prodigati nell’opera di assistenza.

Da “Il Messaggero” del 16 febbraio 1944

Necrologio del prof. De Maria

Colpito da scheggia di bomba aerea, il 14 febbraio alle ore 23,30 periva il Prof. Dott. Giorgio De Maria in quella Villa Bianca che era stata il sogno della sua vita e la palestra delle sue prime vittorie. Il Prof. Carlo Rubbiani che lo ebbe allievo dilettissimo per vent’anni e che lo amò come figlio; il Consiglio di Amministrazione di cui era membro; il Collegio Sindacale, i soci ed il personale tutto della S.C.T. Albergo Materno “Villa Bianca” ne danno angosciati l’annuncio.

I funerali avranno luogo giovedì 17 c.m. alle ore 10 presso la Clinica Villa Bianca, Via Lago di Lesina 2. Roma, 16 febbraio 1944. Pompe Funebri Governatoriali – Piazza Crociferi.